DANTE, IL DIRITTO PENALE E L'EUROPA
(paper given by the lawyer. Antonio Salvatore Ferrara in 2007 at the Sala dell'Arengo)
My lucky find - after years of painstaking research - an antiquarian bookshop in Treviso, the second edition of the paper Att. Ciriaco De Antonellis, intitolato “De’ principi di diritto penale che si contengono nella Divina Commedia”, ha costituito l’occasione della stimolante conferenza, tenuta dal Prof. Mario A. Cattaneo, dal titolo “Dante, il diritto penale e l’Europa”.
L’opera, citata nel primo capitolo del volume del Prof. Mario A. Cattaneo, Suggestioni penalistiche in testi letterari”, (“Studi su Dante e il diritto penale”, op. cit., pag. 1 e ss.), è dedicata al problema del diritto penale nella Divina Commedia e nel pensiero di Dante.
La tesi di De Antonellis è che Dante possa esser considerato un precursore degli scrittori che, dopo di lui, hanno contribuito all’incivilimento and the progress of the criminal law (a situation all the more remarkable when one considers the situation in terms of such legislation at a time when the poet lived) and the Divine Comedy may be regarded as a true source of criminal law, a comprehensive system crime and punishment, and to substantiate this assumption, listed a number of places in the poem, among which the famous song of the Count Ugolino.
must remember that at the time of Dante, was in force (to be transposed by the legislative work of Justinian) the constitution of Arcadius, who - taking over the theory of so-called "corruption of blood" - extended to the descendants of perpetrators of high treason the penalty for them.
De Antonellis osserva che Dante, nel biasimare – con l’invettiva “Ché se ‘l conte Ugolino aveva voce/d’aver tradita te de le castella,/non dovei tu i figliuoi porre a tal croce./ Innocenti facea l’età novella” Inferno, XXXIII, 85-88) - l’arcivescovo Ruggieri, che aveva voluto estendere la pena prevista per l’alto tradimento anche ai figli del conte, aveva affermato il principio della personalità della pena, che deve colpire unicamente l’autore del reato.
Sempre nell’ottocento, anche il grande criminalista Francesco Carrara (che certamente avrà avuto modo di leggere lo scritto di De Antonellis), nel secondo volume dell’opera “Opuscoli of criminal law "(Lucca, 1870, p. 649 et seq.), a small studio dedicated to the figure of Dante's" crime ", citing the story of Count Ugolino, but to arrive at opposite conclusions about the possibility of considering a Dante "precursor", as set out above, the criminal law. Indeed
Carrara - while recognizing the modernity of the mind of the poet and his "courage" in asserting the innocence of the children of the count at a time, his, in which "the criminal law was so great as to make almost fell down not the perception of his idea in the mud stained with blood where he lay buried miserably " (Op. cit., P. 651) - excludes can recognize in the Divine Comedy as a source of criminal law, since in this work "is not the relationship between man and man, but those are very different between man and God "(op. cit. p. 653), reports do not decreased in the" legal, but the theological one, "" punendosi the simple vices "the same way as" the most serious crimes, "the nude board execution of the crime "(cited in this regard, the episode of Pier delle Vigne: Inferno, Canto XIII)," the father attempted murder because the patricide carried out, although the fastest sword in the chest, breaking the parent shadow prevented the wretched of the heinous crime "(citing Mordrec episode, Inferno, Canto XXXII).
summer fifties of last century, the American essayist and poet - but English culture and adoption - Thomas Stearns Eliot said during a conference held in London at the Italian Institute of Culture, the debt that Dante was tied to "type progressively cumulative."
The modern criminal law and the very idea of \u200b\u200bEurope owe a debt of this kind to the Supreme Poet.
Perhaps only poets can give us the key to decipher and bring out the underground connections between things and ideas and, in fact, we owe to William Butler Yeats il concetto di “Grande Memoria” e a Borges l’immagine del precursore che, assieme a tutti quelli che sono venuti e verranno dopo di lui, si fa “creatore di un unico e inesauribile libro”, in uno spazio omogeneo, quello letterario, franco dalle leggi del tempo.
Per tornare a Eliot, egli percepì con nitore l’elemento atemporale che scorre, simile a un fiume carsico, nella Divina Commedia, concependo il Poeta alla stregua di un medium che ci porta messaggi dall’aldilà, attingendo ai repertori immaginifici e simbolici del bagaglio collettivo occidentale e richiamandosi a una tradizione intesa come ordine ideale stratificatosi nei secoli in letteratura, ordine all’interno del quale tutte le opere posseggono un’esistenza “simultanea”: il che vale a dire collocarsi fuori dal tempo, se è vero che, per questa via, non è solo il presente che trova la sua guida nel passato, ma è il passato che viene modificato dal presente.
Così come non si può capire l’Inferno senza il Purgatorio e il Paradiso, tutte le idee e le esperienze umane (presenti e passate), allora, sub specie aeternitatis, hanno un ordine che le lega.
In questo senso può darsi una risposta positiva alla domanda – che costituisce il tema del volumetto del De Antonellis - se Dante possa considerarsi un “precursore” del moderno diritto penale: l’opera di Dante, modificando la concezione del passato e quella del futuro, può leggersi prescindendo dalle circostanze storiche in cui ha visto la luce, come un “libro dilatato”, in una parola come un classico.
E sempre in questo senso può darsi risposta positiva all’altra domanda: se possa parlarsi di un Dante europeo.
La risposta ce la dà, ancora una volta, Eliot, quando afferma che “Dante, pur essendo un italiano e un uomo di parte, è prima di tutto un europeo” e che la sua cultura “non era quella di un paese europeo, ma quella dell’Europa”.
Certo che un viaggio europeo nella Divina Commedia comprende varie soste, numerosi soni i personaggi che appartengono alla letteratura cavalleresca, al ciclo bretone, a quello carolingio.
L’Inferno è abitato quasi interamente da personaggi italiani, il Purgatorio allarga l’orizzonte con nomi e esempi che richiamano la carta geografica delle regioni centrali e settentrionali d’Europa e nel Paradiso la presenza di santi di ogni nazionalità ci rende partecipi degli eventi tuttora vivi nei monumenti superstiti delle abbazie, nei conventi, nelle chiese.
Ma Dante ci lancia, dal passato, un monito per il futuro: non l’Europa dell’Euro e delle Banche, ma quella delle persone, delle città, prima ancora di quella delle nazioni con la loro politica di potenza, con le loro divisioni religiose (che insanguinarono l’Europa nel seicento e minacciano di farlo ancora); l’Europa di Parigi, di Bologna, di Londra, di Firenze: la città e non la nazione, a significare unità plurale dell’Europa.
Avv. Antonio Salvatore
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